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L’USO DELLA METAFORA NEL PROCESSO TERAPEUTICO

di Dario Sepe, Adriana Onorati, Fortunata Folino, Maria Pia Rubino

Premessa

Lo scopo dell’evoluzione umana è quello di spostare in maniera progressiva la consapevolezza dal piano Fisico, il più basso, verso la Dimensione più elevata, quella dei Valori, in modo che l’individuo riesca a comprendere il senso della sua vita sia nell’ottica delle relazioni, sia rispetto allo scopo globale e più ampio delle sue azioni.

In questo processo di crescita, l’uomo diventa sempre più consapevole delle proprie difficoltà, delle proprie paure, delle proprie convinzioni, che rappresentano un ostacolo a questa crescita, per divenire progressivamente più libero di esprimere la sua Essenza, oltre i condizionamenti interni ed esterni.

In questo percorso, l’uomo può ricercare due diversi tipi di Equilibrio:

  • Un equilibrio statico, teso alla stabilità ed alla fermezza, al mantenere il giusto stato di riposo e di inerzia
  • Un equilibrio dinamico, che tende al cambiamento verso l’espressione della parte più profonda ed autentica di se stesso, la sua Dimensione Causale.

In particolare, l’Equilibrio statico è una tendenza tipica dell’uomo comune: egli vive alla costante ricerca della quiete e della comodità ed il suo tipo di Equilibrio equivale alla tendenza ad arrivare alla conclusione della sua vita, senza grandi scompensi, con la tendenza a seguire le mode, senza sforzarsi troppo e senza pensare.

Quindi, l’Equilibrio statico tende a mantenere lo status quo, evitando tutti i cambiamenti che possano mettere in discussione la persona ed il suo potere, con l’obiettivo di evitare qualsiasi reale cambiamento. Esso si basa sulla certezza del passato e sulla paura del futuro: il crinale di scelta è teso ad evitare qualsiasi situazione non fronteggiabile dai circuiti e dagli schemi già conosciuti.

Lo sguardo della mente è costretto verso il basso, a causa di una paura, così intrisa nella propria identità, che non è consapevole e non è conoscibile, se non a costo di grandi sofferenze: è uno sguardo pessimista e rivolto al passato.

Al contrario, l’Equilibrio dinamico rappresenta la tensione verso il cambiamento, partendo da un’inquietudine che, inizialmente, non ha nome, per realizzare ogni giorno i passi evolutivi, in direzione dell’espressione della propria Essenza, evitando due eccessi:

  1. la staticità dell’uomo comune, con il quale spesso condivide famiglia, amicizia e lavoro
  2. l’eccessiva velocità, che può generare squilibri psichici poco utili.

L’Equilibrio dinamico tende a rompere qualunque status quo e qualsiasi forma ideologica incontrata sul cammino ed il suo obiettivo è portare, con saggezza, costanti e progressivi cambiamenti negli ambienti, in cui l’individuo vive.

La prigione degli automatismi

Ciò che ostacola un processo di cambiamento è la prigione degli automatismi mentali, ossia quei meccanismi fissati nella mente, che evitano che l’uomo entri in contatto con elementi pericolosi e poco piacevoli, come l’angoscia, il dolore, il vissuto di perdita e di abbandono.

In particolare, gli automatismi si sviluppano nella mente inferiore, che, a differenza di quella Superiore (Astratta) si caratterizza per il fatto di ricevere stimoli dall’esterno e per essere attiva, positiva, raziocinante. Essa è capace di trasformare quegli stimoli in automatismi, abitudini mentali, pregiudizi o pensieri autonomi, scientifici, analitici e logici.

Ciò che attiva gli automatismi è il contatto con emozioni difficili da gestire, perché attivano forti dinamiche di attrazione (il piacere) e repulsione (il dolore). Tali emozioni, per la loro intensità, tendono ad annebbiare il pensiero (nebbia emotiva) che, senza capacità di visione, tende a confondersi, fino ad utilizzare gli automatismi già conosciuti, privi di consapevolezza, libertà e volontà.

Spesso, osservando con distacco la vita quotidiana, ci si rende conto che diverse azioni e diverse scelte sono dettate dal piano emotivo, dal desiderio, piuttosto che dalla mente. Soprattutto quando si attraversano periodi di crisi, spesso, capita di sentirsi annebbiati e si ha la sensazione di essere confusi.

Tale confusione è dettata dal fatto che il piano emotivo ha preso il sopravvento, le emozioni sono forti ed invadono il piano mentale che perde la direzione.

Per far si che questo processo non avvenga e che le scelte e decisioni vengano prese attraverso la mente occorre, prima di tutto, iniziare a conoscere cosa accade, quando il piano emotivo prende il sopravvento, per poi lavorare sugli automatismi.

Tale lavoro richiede un’autodisciplina, ossia un processo di espansione, che, attraverso la volontà e la determinazione, consente di modificare alcuni aspetti della nostra personalità che non sono più utili ed impediscono la crescita dell’individuo.

Infatti, quando, ad esempio, attraverso l’ascolto, ci si rende conto dei meccanismi automatici che avvengono, e che il piano emotivo sta prendendo il sopravvento, è necessario un processo di addomesticamento della mente, educandola, attraverso la Disciplina, a rimanere ferma sull’obiettivo senza perdersi nelle acque emotive.

La volontà relativa alla trasformazione nasce anzitutto da una consapevolezza mentale che nella propria vita ci possa essere qualcosa che non sta funzionando per il meglio, ci siano cioè degli aspetti che non sono armonici per noi stessi, per i rapporti che si hanno con gli altri e con l’ambiente che ci circonda.

Nasce anche dalla consapevolezza e dal riconoscimento di alcune forme pensiero che ostacolano la nostra crescita e ci impediscono di sentire una libertà reale.

La volontà nasce anche dal continuo desiderio di migliorare e migliorarsi, di raggiungere obiettivi sempre più elevati.

All’interno della terapia, ad esempio, il “paziente” deve partecipare, in maniera attiva alla propria armonizzazione e, sapendo che questa revisione di sè non è sempre facile, e soprattutto non è sempre piacevole, egli deve far leva sulla sua volontà.

Grazie a questo aspetto, l’uomo impara ad andare oltre al proprio piano emotivo, al proprio istinto.

Il percorso di Consapevolezza

Il percorso di Consapevolezza, che realizza l’individuo nel corso della sua vita, è rappresentato nel mito di Proserpina.

Nel mito: Proserpina viene rapita da Plutone, il Dio degli inferi, che un giorno, stanco delle tenebre, decide di affiorare alla luce e vedere un po’ di questo mondo. Plutone, quando vede Proserpina, così bella, viene abbagliato dalla sua bellezza e subito si precipita verso di lei, l’artiglia e la rapisce. Sua madre, la dea Cerere, dopo 9 giorni e 9 notti insonni di dolore, si rivolge a Giove, per implorarlo di riavere la figlia. Alle indecisioni di Giove, Cerere risponde con gravi siccità e carestie sulla Sicilia. Alla fine, Giove, invia Mercurio da Plutone, che deve obbedire e restituire Proserpina. Prima di farla partire, fa mangiare a Proserpina dei chicchi di Melograno.

La discesa di Proserpina negli inferi rappresenta il cammino della Coscienza che scende in profondità, ad esplorare e conoscere gli aspetti più bui della personalità, attraverso prove ed errori, e progressive intuizioni, per poi risalire a nuova vita.

Il Melograno è simbolo di Risurrezione, ed è per questo che Plutone fa mangiare a Proserpina dei chicchi di melograno, una volta risalita in superficie, alla luce.

Plutone è il portatore di gravi turbamenti, viene considerato dal punto di vista simbolico come colui il quale è capace di portare a galla tutto ciò che non è stato ancora trasformato dalla Coscienza: distrugge gli ostacoli che impediscono la sintesi, passando di crisi in crisi. Le prove della siccità e delle carestie fanno parte del cammino dell’ascesa della Coscienza.

Mercurio simboleggia la mente superiore, è il messaggero tra gli Dei (la Dimensione Spirituale) e gli uomini (la Dimensione Mentale) e quando compare, Plutone può solo ubbidirgli.

Giove, re dell’Olimpo e Dio del Cielo e del Tuono, rappresenta le energie dell’Amore inclusivo e compare sempre a risolvere le situazioni, dopo che il dramma è stato consumato: è la celebrazione dell’Amore, che trionfa, dopo la battaglia e il dolore (Sepe, Onorati, Rubino, Folino, 2012).

Infatti, l’uomo completamente identificato con la personalità, come abbiamo già visto, tende a non porsi troppe domande ed a scansare le due porte che aprono ad orizzonti completamente nuovi ed inesplorati: il doloree l’angoscia. Egli tende a “dribblare” questi due spiacevoli vissuti, affidandosi agli automatismi inconsapevoli della propria personalità, che provengono dalla natura animale. L’adozione di questi meccanismi automatici, di natura psichica inferiore, è così massiccia, che conduce ad una identificazione pressoché totale con la propria personalità.

Quando la Coscienza comincia delicatamente a ridestarsi, inizia il percorso di consapevolezza, che orienta le scelte di vita, soprattutto quelle legate ai rapporti  (Sepe, Onorati, Rubino, Folino, 2012).

La metafora che meglio descrive il Cammino Evolutivo verso l’acquisizione di una maggiore consapevolezza è quella di un’altissima scala, composta da una serie infinita di gradini: avanzando su ogni gradino, l’individuo riesce a passare da una condizione di inconsapevolezza (automatismi), ad una sempre maggiore consapevolezza di sé e della propria Essenza.

Possiamo distinguere tre grandi segmenti di questa scala: Inconsapevolezza, Apprendimento e Saggezza.

  1. Nel Segmento dell’Inconsapevolezza, gli uomini si arrabbiano con “la Vita” (percepita esterna e distante da sé) o con gli altri uomini, per gli ostacoli che incontrano ed attribuiscono all’esterno la causa della loro sofferenza.
  2. Nel Segmento dell’Apprendimento, l’uomo comincia a percepire l’esistenza di una Scala, in cui grazie a diverse esperienze, prove ed errori, l’uomo comincia a comprendere una lezione fondamentale: “per cambiare il mondo, devo partire da me stesso” (“Conosci te stesso”).
  3. Nel Segmento della Saggezza, la Coscienza si avvia verso una fase di sintesi più stabile tra Mente e Cuore: la visione della Scala diviene sempre più nitida ed il passo diventa, gradualmente, più sicuro. Le crisi sono occasioni rilevanti, per scoprire l’entità della nostra forza, sviluppando la consapevolezza di ciò che possiamo finalmente lasciar andare, perché è diventato insignificante.

Ogni crisi, in altre parole, è un’opportunità per muovere un nuovo passo verso una maggiore consapevolezza della Coscienza.

Quindi, il percorso di crescita viene realizzato in modo graduale e prevede piccoli e costanti sbilanciamenti consapevoli, che permettono di rinunciare gradualmente alle nostre abitudini, superando le naturali resistenze (inerzia della personalità), per ampliare le nostre Qualità.

Spesso, il cambiamento è prodotto da eventi esterni poco piacevoli, che interrompono la nostra routine quotidiana e ci costringono ad esperienze nuove, che non ci piacciono.

Una possibilità per incrementare la Libertà è favorire questo processo, stimolando il cambiamento, quando intuiamo che è necessario, senza aspettare l’evento esterno (che non tarda ad arrivare): vivere stimolando il cambiamento è l’esatto opposto della ricerca della comodità, è la Ricerca dell’Armonia.

Così facendo, la vita cambia, un po’ alla volta, giorno per giorno, con due effetti:

  • Si riduce la potenza degli scossoni esterni, utili al cambiamento
  • L’individuo prepara, dentro di sè, il terreno ad una serie di passaggi di Consapevolezza, che avvengono quando il momento è maturo.

La disciplina del corpo emotivo è premessa fondamentale per gestire l’Equilibrio Evolutivo.

Infatti, la maggioranza dei conflitti tra le persone sono generati da una indisciplina inconsapevole del piano emotivo, che tende ad attivare due meccanismi:

  • se posso evitare una cosa spiacevole (morte, malattia, pagamenti, confronti impegnativi, impegni, responsabilità, attriti) lo faccio, anche a costo di mentire: l’importante è sfuggire (Fuga)
  • laddove non è possibile sfuggire allo stimolo doloroso, attacco: l’altro (risposte aggressive), la società (parole disarmoniche, imprecazioni), o la vita (bestemmie) (Attacco)

Una volta ascoltata l’Angoscia e l’Inquietudine, sul piano della personalità, occorre accompagnare la personalità a lavorare sul dolore, per generare una nuova Libertà.

Le Fasi del lavoro per la Libertà sul dolore sono:

  • Riconoscimento del dolore (acquisizione codici)
  • Ascolto (dilatazione codici)
  • Accettazione (dilatazione percezione)
  • Condivisione (superamento vergogna)
  • Meditazione (ricerca delle cause

Consapevolezza e Libertà

Il concetto di Libertà è strettamente connesso alla possibilità di utilizzare liberamente la Mente e di scegliere, attraverso il Discernimento, che è la nota fondamentale della mente e che va allenato ed innalzato fino alla fusione con il Cuore.

Infatti, la Conoscenza si realizza gradualmente solo attraverso la libera espansione della Mente, che si basa sulla possibilità del libero arbitrio: un concetto che accompagna l’uomo, nel suo sviluppo evolutivo.

In particolare, il termine Libertà proviene dal latino libertas-atis: il significato corrente indica la condizione di chi è libero, come chi può agire o decidere e disporre di sé senza costrizione o controlli.

Inoltre, il termine Libero proviene dal latino Liberum, derivante dalla radice Lub-ere, far piacere, aggradare e Libens, volenteroso. Quindi, mentre la prima accezione (far piacere ed aggradare) si riferisce ad un primo livello di libertà, quella di Volenteroso apre un livello più impegnativo e complesso del concetto di libertà. In altri termini, il Primo livello di libertà, che corrisponde al Libero Arbitrio, viene acquisito laddove si ha la percezione di non essere sottoposti a nessun padrone e si può decidere in piena autonomia e libertà: questa condizione è fondamentale per l’essere umano, per acquisire una piena Individuazione.

Infatti, l’essere umano proviene da una condizione di appartenenza simile al branco animale (famiglia patriarcale, gregge umano degli uomini comuni, gruppi di varia natura), dove la decisione viene presa dal branco, guidato da un capo, non dal singolo, e va in direzione della conquista della mente individuale, esercitata con il libero arbitrio.

Solo laddove una unità umana abbia acquisito la capacità di Discernimento può avviarsi a conquistare un secondo livello di Libertà: il termine Discernimento proviene dall’accostamento di due termini greci: Dis, due volte, doppiamente e Cernere, separare: pertanto, significa «Separare due volte», o «Separare doppiamente» ed indica la possibilità di dividere minutamente le cose, o le idee, per meglio conoscerle e giudicarle.

Uno dei filosofi, che ha esplorato il concetto di Libertà e di libero arbitrio è Immanuel Kant:

Libero non è colui
che può ciò che vuole,
ma colui che vuole
ciò che deve
(I. Kant).

Importanza dell’accettazione

Per realizzare un reale processo di cambiamento, è fondamentale realizzare due tipi di operazioni:

  • Conoscere in profondità la nostra natura, partendo da quegli aspetti che sentiamo fanno parte di noi stessi (ad esempio, le nostre paure più profonde) e che non abbiamo ancora esplorato, rispondendo, in tal modo, alla domanda “chi sono io?”;
  • Accettare qualsiasi elemento emerga da questa esplorazione meditativa, osservandolo, senza alcun tipo di critica e giudizio, solo attraverso la luce della Comprensione Amorevole.

Al contrario, la mancanza di accettazione invece, è alla base della sofferenza dell’uomo, poiché equivale a creare un diaframma, più o meno marcato, tra il corpo emotivo e quello mentale.

In particolare, la mancanza di accettazione conduce a tre effetti: una sofferenza interna (le prove della vita tendono ad essere più dure e ripetute), una sofferenza esterna, la riproposizione delle stesse esperienze, per apprendere le lezioni che non sono state apprese.

Inoltre, laddove manca l’accettazione, è frequente che si manifesti e si radichi la critica, verso se stessi e gli altri o all’opposto l’indulgenza, ovvero la tendenza a giustificare, con lassismo, il carattere (nostro, o di qualcun altro) e le sue abitudini più automatiche: è tipica la frase “Sono fatto così” equivale a dire “La mia personalità non ha speranza di evolvere”.

Dunque, l’accettazione di un’emozione bloccata della quale si è riacquistato consapevolezza, consiste nel non giudicarla né condannarla, ma considerarla come un risultato naturale della propria storia.

La consapevolezza, pur mantenendo tutta la sua importanza nel processo di crescita, non è sufficiente a garantire il cambiamento, in quanto questo può essere ostacolato da una resistenza interiore.

Per realizzarlo bisogna superare tale resistenza ed attuare un processo di “accettazione” dell’emozione della quale si è divenuti consapevoli.

Nel caso ad esempio in cui riemerga una paura, può affacciarsi in noi una voce potente che dice: “Non ti vergogni, alla tua età, ad avere ancora questa paura?”, oppure: “Non capisci che se la manifesti verrai deriso, rifiutato e magari, qualcuno approfitterà della tua debolezza?”

Questa voce è l’espressione delle resistenze della personalità al cambiamento, che mettono in atto tutta una serie di stratagemmi per bloccare quell’emozione ed il suo cambiamento.

Con il termine Accettazione, non si intende un atteggiamento di rassegnazione passiva o di debolezza, ma si intende l’atteggiamento legato alla comprensione piena ed amorevole di quanto sta accadendo.

Possiamo immaginare questo termine alla fine di una scala dove i gradini precedenti sono ribellione e rassegnazione.

 “Nell’accettazione vi è il Coraggio e la Forza di chi intuisce il significato della prova, di chi ha fiducia in un Disegno Superiore, di chi sente la capacità di “collaborare con questo disegno” (A.M. La Sala Batà “La via della liberazione dalla sofferenza”, pag. 101).

Il raggiungimento dell’Accettazione passa attraverso diverse fasi, in cui dapprima la sofferenza non viene accettata, ci si ribella all’evento doloroso non accettandolo e combattendo contro questo, poi lo si subisce passivamente, fino ad accettare progressivamente quanto sta accadendo

Possiamo affermare, quindi, che l’Accettazione è un atteggiamento positivo, dinamico, e soprattutto creativo che nasce e si costruisce attraverso le varie prove che la vita ci offre generosamente.

Solo attraverso l’accettazione l’uomo potrà progressivamente liberarsi dalla sofferenza e utilizzare il dolore per evolvere

“Colui che sa dominare la vita non si oppone mai alle cose, non cerca di mutarle affermando se stesso contro di esse. Si arrende alla loro forza quando la assalgono in pieno, le respinge leggermente fuori dalla linea retta, e le volge così che prendano la direzione opposta, senza mai affrontarle direttamente. Vale a dire, egli le tratta in modo positivo prendendole in confidenza, non opponendo loro un netto rifiuto”  (A.M. La Sala Batà “la via della liberazione dalla sofferenza”, pag. 24).

Bibliografia

Sepe D., Onorati A., Folino F., Rubino M. P. (2014) La Psicologia per l’Evoluzione Armonica della Coscienza. Roma: Armando

La Sala Batà A.M. (2004)La via della liberazione dalla sofferenza. Roma: Armonia e Sintesi

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