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Il primo colloquio in psicoterapia

Strategie di gestione

di Dario Sepe, Adriana Onorati, Fortunata Folino, Maria Pia Rubino

Premessa

Il primo colloquio rappresenta un momento particolarmente significativo nel processo terapeutico, in quanto permette di creare le basi, per l’aggancio terapeutico da parte dello psicologo e per la futura alleanza: in questo senso, può essere considerata come  una “prova” di particolare complessità per lo psicologo.

Il significato etimologico della parola “Colloquio” ne esprime, in modo chiaro, la sua funzione: infatti, esso deriva dal latino Cum-Colloqui e significa “parlare con”; “Collo” deriva dal latino “Collum” (da Columna = Colonna; Collis = Colle) e vuol dire “spingere”, “alzare”, “sostenere”. Dunque, possiamo pensare che il significato della parola “Colloquio” sia “parlare con qualcuno per sostenerlo” (ad incontrare la propria Coscienza).

Il colloquio psicologico è un processo interattivo, caratterizzato da aspetti tecnici e contesti di riferimento. Lo spazio che si crea all’interno di un colloquio ci dà informazioni molto diverse tra di loro, come da una prospettiva “panoramica”, che consente di vedere la condizione dello Studente[1]al di là di quello che dice dal punto di vista del contenuto.

Sullivan (1972) definisce il colloquio come una situazione interpersonale in cui si creano bisogni complementari: ad esempio, chi vuole ricevere aiuto e chi vuole dare aiuto.

Semi evidenzia alcune regole di base nella gestione del colloquio (Semi, 1985; 1992):

  • Occorre utilizzare sempre lo stile del linguaggio dello Studente, utilizzando forme diverse di linguaggio, che possano metterlo in contatto più direttamente, e facilmente, con lo Studente che deve sentire, a sua volta, di poter essere «ascoltato»
  • Evitare di soddisfare i bisogni consci ed inconsci dello studente, tranne quelli che lo hanno portato a chiedere il colloquio: in questo modo, si mantiene uno stato di bisogno interno, che porta la persona ad affrontare le sue paure e le sue resistenze, per attivare un processo di cambiamento interno.

Gill, Newman e Redlich (1954) sottolineavano l’esperienza «rappresentativa» del colloquio, che consente la visualizzazione di tutti gli elementi che permettono di valutare l’effettiva accessibilità dello studente, ad un lavoro più approfondito e di reale trasformazione.

Fin dal primo colloquio, è necessario sia avere una visione chiara, teorica e metodologica, di riferimento, che mantenere la mente aperta, non cercando conferme a una base costituita e, quindi, automatica.

Bion ha sottolineato l’importanza, per lo Psicologo, di andare oltre le proprie teorie di riferimento e sottolinea l’importanza di avvicinarsi allo studente, ogni volta come fosse la prima volta, lasciando spazio all’intuizione, cercando di dimenticare le proprie conoscenze pregresse ed il desiderio di guarire il paziente.

Questo significa mantenere costantemente una disponibilità a mettere in crisi i propri preconcetti, ad accettare di rompere continuamente le forme che conosciamo, per scoprire, in ogni rapporto, qualcosa di nuovo, di sé e dell’altro, in un continuo processo creativo e di sintesi progressive.

In senso evolutivo, vuol dire rompere il conosciuto esplorato, per accedere allo sconosciuto inesplorato, ed aprire possibilità sperate. (C. Candelori, pag. 28).

Le caratteristiche del primo colloquio

Come abbiamo anticipato nelle premesse, il primo colloquio rappresenta una prova importante per lo psicologo, soprattutto in termine di aggancio empatico con lo studente.

Infatti, fin dall’inizio, anche se lo studente è portatore di un bisogno, può presentare una serie di resistenze, di ambivalenze e di difese consolidate e strutturate, che rendono difficile comprendere la sua reale richiesta: in queste situazioni, è importante tollerare la confusione e l’incertezza e ricordarsi che il bisogno fondamentale dello Studente è di essere compreso ed ascoltato.

Secondo Gilliéron (1995), la relazione che si instaura durante il primo colloquio, fornisce già una prima chiave della diagnosi e veicola importanti messaggi da parte dell’inconscio dello Studente.

Gilliéron (1995) propone una teoria dell’«appoggio oggettuale», che spiega il modo in cui lo studente tende ad utilizzare gli oggetti delle sue relazioni (compresa quella con lo psicoterapeuta) per mantenere l’equilibrio interno, secondo le modalità della sua personalità. Tali modalità possono essere sintetizzate come:

  • Pulsionale, per soddisfare le proprie pulsioni, e dunque più focalizzata sulla Dimensione Emotiva
  • Difensiva, per difendersi dalle pulsioni ansiogene o dagli attacchi narcisistici: questa modalità può essere espressa sia attraverso il congelamento della Dimensione Emotiva, ma anche attraverso un forte controllo da parte della Dimensione Mentale.

Alcuni Studenti credono che sia fondamentale raccontare allo Psicologo ogni minimo dettaglio e questo può rivelare, già dalle prime battute, la possibilità di dinamiche di dipendenza nella sua personalità, o la presenza di una mente che tende a “fissarsi” sui dettagli.

Altri ritengono inutile raccontare la loro storia: «sono cose che già conosco, che le racconto a fare?» rivelando una tendenza all’autoreferenzialità e una scarsa dimestichezza con la dimensione della Reciprocità.

Lo spazio psicologico richiede un certo sviluppo del piano mentale; a volte le persone emotive non portano una richiesta psicologica, ma portano una richiesta di contenimento emotivo che non è ancora una richiesta di connettere mentalmente i propri pensieri alla propria realtà. A volte si può compiere l’errore di dare troppe spiegazioni, ma spesso è molto più utile lavorare con delle domande aperte, che aiutino lo studente a crescere nelle sue capacità riflessive e di trasformazione di sè.

Il Primo Colloquio è lo spazio di passaggio dalle fantasie iniziali dello stesso Insegnante, che si prepara ad incontrare lo Studente, ad una relazione reale, tra due Coscienze e tra due Personalità, che va orientato in una direzione Terapeutica, o Evolutiva.

Ricordiamo la funzione, descritta da Assagioli, dello psicologo come “Centro Unificatore Esterno”, tra gli aspetti di personalità e gli aspetti della Coscienza di uno Studente (Figura 1).

primo colloquio
Figura 1

E’ interessante che il termine “Cue” viene utilizzato dalla psicologia generale per descrivere diversi aspetti, fra cui (Dizionario di Psicologia, 2014):

  • Per la psicologia della memoria, quell’indizio che consente di rievocare una sequenza di item che hanno con il “cue” una qualche relazione
  • Per la psicologia del comportamento, il “cue” è lo stimolo differenziato che provoca una risposta variabile in rapporto all’esperienza individuale
  • In neuropsicologia la “cue function” è la funzione direttiva che guida il comportamento.

Ragionando in modo analogico, possiamo dire che la funzione “CUE” dello psicologo attiva nell’esperienza dello Studente una percezione “speciale”, differente da quella possibile in ogni altro rapporto, capace di consentirgli di “ricordare” il rapporto con la sua Coscienza e la Direzione di questa, nel più autentico libero arbitrio.

Tutte le cose che lo psicologo dirà nel corso del primo colloquio avranno un preciso significato e traghettano verso la Coscienza; per questo saranno utilizzate delle parole che danno la possibilità di rappresentarsi sul piano simbolico quello che avverrà sia sul piano della personalità che della Coscienza. E’ per questo che Gillieron (19995) dice che dai primi 5 colloqui, e in particolare dal primo colloquio, è possibile intuire l’esito futuro del lavoro da fare.

Possiamo individuare sette aspetti importati del primo colloquio:

  • Identità
  • Aggancio empatico
  • Inquadramento del caso
  • Controtransfert
  • Possibili patologie
  • Trattabilità
  • Avvio Analisi della Domanda.

Identità

Questo primo step prevede la raccolta dati relativa all’Identità dello studente (il nome, il cognome, lo stato civile, la città di residenza): sono tutte informazioni che veicolano significati profondi e radicati dell’identità che è importantissimo tenere presenti sin dall’inizio del rapporto con uno Studente. In questa stessa fase, oltre ai dati che si raccolgono sulla personalità dello Studente, è fondamentale cominciare a raccogliere informazioni sui Valori che sono presenti nella sua vita, sul tipo di Coerenza che egli chiede a se stesso e agli altri e su quanto rilevanti siano per lui quei Valori. E’ consapevole, per esempio, di quali siano i Valori più vivi della sua Coscienza? Ha una prospettiva egoistica o altruistica?

Aggancio empatico

Riguarda la capacità dello psicologo, maturata con l’allenamento, di creare una sintonia ed una accoglienza piena dello studente, in modo che possa sentirsi compreso e accolto.

Inquadramento del caso

E’ la visione globale della situazione di uno Studente, che inquadra la fase del Ciclo di vita in cui si trova, gli eventi normativi e paranormativi della storia sua e della sua famiglia, gli incidenti, le malattie importanti, gli eventi cruciali. In questo lavoro di raccolta dei dati dettagliati, per sviluppare una visione globale è fondamentale avere in mente l’aspetto della Specularità: ci sono eventi, dolori, lutti, aspirazioni, Valori che colpiscono per la loro assonanza con gli eventi, i dolori, i lutti, le aspirazioni e i Valori che hanno ritmato la vita dell’Insegnante? Se sì, come sono connessi, cosa dicono all’uno e all’altro?

E’ nell’Inquadramento del caso che, già nel primo colloquio, che vanno fotografati i conflitti, i blocchi e le ambivalenze presenti nella situazione descritta.

Controtransfert

Esso fa riferimento al vissuto istintivo, emotivo e irrazionale che si muove nello psicologo in rapporto con lo Studente, nell’idea che una buona capacità di fotografare la risposta di controtransfert consenta di individuare caratteristiche importanti, anche dal punto di vista diagnostico, di uno Studente (Selvini, 2008, 2010). Già nell’ambito del primo colloquio, è possibile riconoscere e attivare risposte di controtransfert che richiamano a un impulso all’accudimento o a ad espellere, oppure a fantasie spontanee che, colte nella mente dell’Insegnante, possono dare corpo a ipotesi importanti sul tipo di crisi in atto nello Studente. E’ fondamentale essere aperti a tutta la gamma di sfumature e reazioni possibili, senza negarne alcuna. Nel primo colloquio, lo psicologo è come un violino, che, perché suoni perfettamente, deve essere in grado di far risuonare tutte le corde, senza escluderne alcuna.

Possibili patologie

Soprattutto con l’aumentare dell’esperienza, è possibile fare delle ipotesi diagnostiche, che vanno comunque puntualmente e a tempo debito approfondite, che tracciare una pista di indagine e di lavoro. In alcune situazioni, percezioni vaghe, come “qualcosa continua a sfuggire”, o la sensazione di una paura, apparentemente immotivata, vanno fotografate e indirizzate, con l’opportuna cautela, verso un’ipotesi diagnostica o relazionale precisa (per es., la presenza di un “segreto” o di un nucleo psicotico). In particolare, per la presenza di una patologia, sono fattori importanti da tenere in considerazione: la presenza di salti logici nel discorso, il tipo di difese attivate, la presenza di agiti durante la seduta (per esempio, lo Studente non riesce a stare seduto), il livello di controllo (per esempio, fa domande su come saranno utilizzati e chi leggerà gli appunti dello psicologo), la gestione dei confini (per es., fa domande personali allo psicologo), la presenza di somatizzazioni, il livello di angoscia riportato e percepito.

Trattabilità

Ci sono alcune forme di disturbo e di sofferenza che necessitano di un intervento altamente specializzato (per esempio alcune gravi forme di dipendenza, psicosi molto gravi): è fondamentale rilevarle e indirizzarle verso i contesti più opportuni.

Avvio dell’Analisi della Domanda

L’analisi della domanda è un processo complesso, che viene portato a termine dopo un certo tempo dall’avvio del percorso. Nel primo colloquio si pongono però le basi per una buona analisi della domanda, che, se ben condotta, porterà il lavoro a risultati soddisfacenti. L’Analisi della Domanda, nella PEAC, si compone di tre momenti (Richiesta, Ridefinizione, Restituzione con Metafora), l’ultimo dei quali può essere messa a punto, raffinata ed elaborata anche in fasi successive del lavoro. La Richiesta è la registrazione della domanda che porta lo Studente, così come viene pronunciata, letteralmente. E’ fondamentale infatti ponderare con cura le parole che lo Studente utilizza per dire cosa vuole dal percorso avviato in quel momento, e astenersi da interpretazioni e deduzioni che possono essere con alta probabilità affrettate. E’ proprio nel momento in cui lo Studente pronuncia, con le sue parole, la richiesta che intende portare a quel contesto, che si incontrano i due diversi codici, che piano piano dovranno interagire e fondersi. Alla raccolta della richiesta, segue la fase della ridefinizione di quanto portato: i codici utilizzati normalmente nella vita dello Studente vengono tradotti secondo codici psicologici, senza interpretare e fare ipotesi sulle Cause, ma “semplicemente” traducendo da un codice all’altro, in modo da aprire uno primo spazio di significati condivisibili. Su una pista parallela, si aprono, nella Mente Globale dello psicologo delle intuizioni, delle immagini, che possono essere utilizzate nella terza fase, quella della Restituzione, ovvero dell’offerta di un’immagine sintetica e metaforica che illustri, in maniera analogica il percorso fino a quel momento svolto dallo Studente, la crisi o il blocco in atto, e la proiezione evolutiva possibile.

Gli obiettivi del primo colloquio

Il primo colloquio è un’esperienza che consente allo Studente di poter avere l’attenzione esclusiva di un’altra persona e la completa libertà di comunicare i propri pensieri ed i propri stati d’animo, all’interno di uno spazio protetto.

In questo processo, lo psicologo svolge il duplice compito di funzionare, contemporaneamente, come un microscopio (con l’attenzione ai dettagli) e come un telescopio (sviluppando una visione globale ed evolutiva), orientando la propria attenzione sia su ciò che è più lontano, che non è visibile o lo è solo vagamente sia a quello che appare nell’immediato.

Mediante il colloquio con lo psicologo, lo studente inizia a vedere le proprie problematiche in una nuova prospettiva e pensabilità (può cominciare, per esempio, a pensare alle parti di sé meno accettabili, riconoscendone l’esistenza).

In questi termini, gli obiettivi principali del primo colloquio sono due:

  • Accogliere lo studente sui bisogni autentici
  • Raccogliere informazioni utili.

Per quanto riguarda la funzione della raccolta di informazioni, mentre lo Studente viene accolto, lo psicologo cerca di reperire le informazioni fondamentali, che occorrono per avviare un lavoro psicologico efficace

Lo Studente si presenta con il suo stile (logorroico, moderato, o introverso) e lo Psicologo cerca di equilibrarlo, accogliendolo ed osservandone la qualità, nel tentativo di raccogliere i dati che occorrono.

In sintesi, il Primo Colloquio è una danza tra Accogliere e Raccogliere, con l’attenzione al Cogliere: in questa danza, è lo psicologo che trova e dà il ritmo più consono a questi obiettivi, osservando come lo Studente risponde ad ogni stimolo del colloquio.

Ci sono alcune domande che possono guidare internamente per comprendere quello che sta chiedendo e ciò di cui ha bisogno uno Studente:

  • Lo Studente raccoglie o rigetta uno stimolo (una ridefinizione, una ipotesi, ecc.) ricevuto durante il colloquio?
  • Valorizza o svaluta quello stimolo?
  • Lo usa per costruire, per distruggere, o per cristallizzare?

Le risposte a queste domande ci daranno delle indicazioni abbastanza precise della modalità in cui si rapporta il nostro Studente.

La gestione del primo colloquio

Abbiamo già paragonato la gestione del primo colloquio a una danza, dove il ritmo è dato dalla sintesi tra la musica suonata dallo Studente e quella suonata dallo psicologo, dove quest’ultimo ha la responsabilità di cercare lo stile che sia in grado di portare Armonia nella maniera più efficace possibile.

Si avvicendano fasi di “ascolto libero”, a fasi in cui l’intervista è più strutturata e lo psicologo dovrà essere attento a utilizzare gli strumenti di osservazione più adatti.

Nell’ascolto libero, lo spazio è meno strutturato, e lo Studente parla di quello che vuole; lo psicologo potrà così osservare se lo Studente manifesta:

  • Lentezza, o inibizione: in questo caso, lo psicologo avrà una funzione più di stimolo all’apertura, guidando un po’ di più il discorso
  • Tendenza a parlare molto, o logorrea: in questo caso lo psicologo contiene e punteggia il discorso, cercando di direzionarlo verso obiettivi utili; la gestione di uno Studente che parla tanto è più semplice di quella di uno Studente che parla poco o è molto inibito
  • Disturbi del pensiero: lo psicologo dovrà fare attenzione alla tendenza a correggere inconsciamente i vuoti ed i salti logici dello studente, perdendo però così di vista il tipo di disturbo che si potrebbe osservare

Durante questa speciale danza, lo psicologo deve cercare di comprendere 3 punti fondamentali:

  • “Fotografia” della richiesta esplicita: è fondamentale per la raccolta della Richiesta nella fase dell’Analisi della Domanda; è importante che lo psicologo prenda nota delle parole, delle immagini e delle espressioni letterali utilizzate dallo Studente per rispondere alla domanda “Mi dica cosa vorrebbe dal lavoro che possiamo fare insieme”. La raccolta di queste parole è fondamentale, per offrire una piena accoglienza a quanto portato in questo primo incontro; ci permette di cogliere il linguaggio e il tipo di funzionamento logico (mentale) dello studente, e ci sostiene nella ricerca di un linguaggio che possa essere sintonizzabile al suo, perché possa arrivargli il nostro messaggio seguendo la via di minor resistenza possibile. Queste stesse parole e immagini, inoltre, potranno essere riprese più volte nel corso del lavoro, per monitorare lo stato della richiesta, ma anche l’effetto della “risposta” attivata dal lavoro terapeutico o di Ricerca avviato.
  • “Radiografia” della Richiesta occulta: emerge attraverso l’analisi delle ambivalenze, dei blocchi e delle potenzialità insite nella richiesta. Occorre che lo psicologo si chieda costantemente “quale crisi di Coscienza è sottesa alla problematica portata”? Perché la richiesta di un percorso si attiva proprio ora? Mettere a fuoco la richiesta implicita, occulta, significa andare oltre il piano della personalità dello Studente, osservandolo dal punto di vista del Centro Unificatore Esterno, e dunque guardandolo dal piano della sua Coscienza.
  • “Misurazione” della distanza tra richiesta esplicita e richiesta occulta ci dà un’indicazione della gravità della psicopatologia, ma anche del livello di consapevolezza. Maggiore è la distanza, minore è la consapevolezza, più importante è la presenza di aspetti psicopatologici.

Le Sette fasi del primo colloquio

Possiamo distinguere sette fasi nel primo colloquio:

  • Fase sociale
  • Presentazione dell’Insegnante
  • Presentazione dello Studente (raccolta iniziale dati)
  • Ascolto libero
  • Avvio Analisi della Domanda
  • Restituzione del 1° Colloquio

Nella fase sociale, si “riscalda” l’atmosfera del rapporto raccogliendo e fornendo informazioni introduttive, sull’agevolezza del raggiungimento della sede in cui si svolge il colloquio, sulla presentazione dello studio, sul tempo, ecc. Chiede l’impiego di 1-2 minuti e facilita l’agio dello Studente appena entrato e che incontra lo Studente per la prima volta.

Dopodiché lo psicologo fornisce alcune informazioni su di sé, e si presenta, per primo, con nome cognome, titolo e specializzazione, rapporto con lo studio, l’Associazione o l’istituzione per cui si sta incontrando lo Studente.

A questo punto, si lascia la parola allo Studente, chiedendogli di presentarsi e si cominciano a raccogliere i primi dati anagrafici. Raccolti i primi dati fondamentali (nome, cognome, età), si lascia libero lo studente di parlare di ciò che desidera.

E così si avvia la fase dell’ascolto libero, in cui lo studente si comincia a presentare un poco più in profondità e dice praticamente quello che vuole.

Mentalmente, nello psicologo si avvia la fase dell’Analisi della Domanda, che si svilupperà anche nei colloqui successivi, ma, nel primo colloquio viene impostata, anche attraverso le tre fasi descritte prima (“fotografia” della richiesta esplicita, “radiografia” della richiesta occulta, “misurazione” della distanza tra le due).

Nella fase finale dell’incontro, sarà restituito l’esito del primo colloquio, seguendo i passaggi, che descriveremo in seguito, della Ridefinizione e della Restituzione (svolta utilizzando una metafora).

Il congedo è un altro momento delicato: è fondamentale osservare se lo studente fa fatica a lasciare lo studio, o se scatta in piedi per uscire quasi prima che riusciamo a salutarlo. Sono elementi che saranno molto utili, anche in fase di elaborazione della diagnosi.

Nel corso del colloquio, lo psicologo attiva un’osservazione che va su diversi fronti:

  • Abbigliamento: quale stile ha utilizzato lo Studente per presentarsi al colloquio? E’ curato, è trascurato, esprime armonia, è particolarmente attento alla “moda” o c’è qualcosa che vistosamente fuori da ogni convenzione?
  • Contenuti verbali: quali sono le sequenze degli argomenti trattati, di cosa parla per prima, di cosa parla proprio alla fine dell’incontro, a cosa dedica più tempo, ci dà da subito informazioni molto importanti e riservate? Fa commenti sull’Insegnante, sulla segretaria, sullo studio, e di che tipo?
  • Comunicazione non verbale: che tipo di tono emotivo ha il suo eloquio e la sua energia? E’ vitale depresso, contratto? Qual è la velocità del suo eloquio? La sua postura ci rivela che è a suo agio, o è in imbarazzo; si siede lontano o vicino a noi? Compie dei movimenti particolari? In questa categoria osserviamo anche il suo comportamento, e i messaggi relazionali che ci invia.
  • Sguardo: il suo sguardo è diretto, ci guarda negli occhi, o evita il contatto oculare? Che tipo di ampiezza ci arriva dal suo sguardo? Ci sono parti della stanza o di noi stessi o di quello che facciamo su cui il suo sguardo si posa più facilmente?

Nella mente dello psicologo, inoltre deve essere sempre aperta la domanda sulla trattabilità e sull’opportunità o meno di avviare un trattamento psicologico.

Conclusioni

In sintesi, il primo Colloquio imposta l’alveo, in cui la futura relazione tra psicologo e studente scorrerà e si svilupperà. E’ uno spazio di reciproca conoscenza, dove i 2 sistemi di codici diversi, dal potenziale evolutivo differente, entrano in rapporto e cominciano ad armonizzarsi, crescendo insieme.

Bibliografia

Assagioli R. (1973) Principi e Metodi della Psicosintesi Terapeutica. Roma: Casa Editrice Astrolabio

Candelori C. (2013). Il primo colloquio. Bologna: Il Mulino Editore

Carli R. (1987). Psicologia clinica. Introduzione alla teoria ed alla tecnica. Torino: Utet

Gill M., Newman R., Redlich F. C. (1954). The Initial Interview in Psychiatric Practice. New York: International University Press

Gilliéron E. (1995). Il primo colloquio in psicoterapia. Roma: Borla Editore

Giusti E., Margenau E. (a cura di) (1995). Manuale enciclopedico della libera professione dello psicoterapeuta. Roma: Armando Editore

Malagoli Togliatti M., Lubrano Lavadera A. (2002). Dinamiche relazionali e ciclo di vita della famiglia. Bologna: Il Mulino Editore

Maldonato M. (2014 ?). Dizionario di Psicologia. Napoli: Edizioni Giuridiche Simone

Selvini M. (2008). Undici tipi di personalità – L’integrazione della diagnosi di personalità nel pensiero sistemico complesso. In Ecologia della mente31, 1, giugno, pp 29-55.

Semi A. A. (1985). Tecnica del colloquio. Milano: Cortina Editore.

Semi A. A. (1992). Dal colloquio alla teoria. Milano: Cortina Editore

Sepe D., Onorati A., Folino F., Rubino M. P. (2014) La Psicologia per l’Evoluzione Armonica della Coscienza. Roma: Armando

Sullivan H. S. (1962). Il colloquio psichiatrico. Milano: Feltrinelli

[1]Utilizziamo il termine “studente” e non paziente o cliente, considerando la psicoterapia come un processo di crescita, in cui chi porta una richiesta di aiuto deve essere visto non come colui che è portatore necessariamente di malattia (paziente, infatti, è un termine che la psicologia ha preso in prestito dalla medicina), ma un sintomo, inteso come un segnale di un bisogno, che se ben utilizzato può portare a nuovi acquisizioni in termini di Consapevolezza o Insegnamento.

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